Negli ultimi mesi il tema della riforma pensioni 2026 è tornato al centro del dibattito pubblico, soprattutto per una proposta che sposta l’attenzione su un punto chiave: rafforzare la previdenza complementare e farlo molto prima di quanto siamo abituati a pensare.
Previdenza in Italia: due pilastri, ma uno è ancora poco usato
Il sistema previdenziale italiano si regge su due colonne:
- Previdenza obbligatoria, gestita principalmente dall’INPS, che garantisce la pensione “di base”.
- Previdenza complementare, cioè i fondi pensione (negoziali, aperti, PIP), pensati per integrare la pensione futura.
Il punto è che, nonostante gli incentivi fiscali e le campagne informative, la previdenza complementare non è ancora una scelta diffusa tra le fasce più giovani, spesso per tre motivi: redditi iniziali bassi, priorità familiari, poca abitudine alla pianificazione di lungo periodo.
L’idea: un fondo pensione “dedicato” per i nuovi nati
Tra le ipotesi più discusse per la riforma pensioni 2026 c’è una misura dal messaggio molto chiaro: iniziare a costruire previdenza fin dalla nascita, sfruttando il potere del tempo e della capitalizzazione.
In sintesi, la proposta prevede:
- Apertura di una posizione di previdenza complementare intestata al minore (con una logica di adesione “guidata”/preimpostata, con regole operative da definire)
- Possibilità di alimentare il fondo con versamenti iniziali e contributi periodici da parte della famiglia
- Un eventuale contributo pubblico di avvio come incentivo (nelle bozze circolate si è parlato di un meccanismo di attivazione con versamento minimo della famiglia e una quota aggiuntiva dell’ente pubblico).
L’obiettivo non è “fare speculazione” sulla pensione di un bambino, ma creare una base: anche piccoli importi, se versati presto, possono diventare significativi nel tempo.
Quanti anni hai?
Il ruolo della vigilanza: perché conta (molto)
Quando si parla di fondi pensione, una delle domande giuste è: chi controlla?
In Italia la vigilanza sulla previdenza complementare è affidata alla Covip, che supervisiona trasparenza, regole, informativa e correttezza della gestione.
In questi mesi si è discusso proprio della necessità di soluzioni che facilitino l’adesione dei più giovani e di meccanismi semplici per alimentare nel tempo le posizioni previdenziali.
Cashback e micro-versamenti: l’ipotesi “smart” per le famiglie
Tra le idee collegate c’è anche un approccio pratico: usare strumenti digitali e automatici per rendere i versamenti più leggeri e costanti, ad esempio destinando piccole quote provenienti da meccanismi tipo cashback (su base volontaria e con regole da definire).
Il vantaggio è intuitivo: invece di pensare a grandi cifre “una tantum”, si costruisce nel tempo con continuità, un po’ come un salvadanaio, ma con una logica previdenziale.
Un modello già visto: l’esempio del Trentino-Alto Adige
Questa visione non nasce nel vuoto: il Trentino-Alto Adige ha introdotto un incentivo legato all’iscrizione dei nuovi nati (e in alcuni casi anche fino ai primi anni di vita) a forme di previdenza complementare, con misure che hanno anche un valore culturale oltre che economico.
È interessante perché mostra come, quando informazione e strumenti sono chiari, le famiglie siano più propense ad avviare un percorso che guarda lontano.
In sintesi
La riforma pensioni 2026, almeno per come si sta delineando su questo fronte, introduce un cambio di prospettiva: non aspettare la prima busta paga per iniziare a pensare alla pensione, ma costruire una base fin dall’inizio della vita, con strumenti regolati, vigilati e (idealmente) semplici.
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