Passare dalla vita da lavoratori a quella da pensionati può sembrare, almeno all’apparenza, un traguardo ambito. Finalmente tempo per sé, ritmi più lenti, niente più riunioni dell’ultimo minuto. Eppure, per molti questo momento porta con sé un mix di emozioni diverse: “E adesso cosa faccio? Come riempio le mie giornate?”. Ecco allora un metodo che può aiutare a sbloccarti!

Il blocco di vivere la nuova fase della pensione ha delle radici profonde.
Dopo una vita scandita da impegni, orari, obiettivi da raggiungere e responsabilità, il passaggio alla pensione può generare una sorta di vuoto di identità.
Non sei più “il direttore”, “l’insegnante”, “il collega di tutti i giorni”: sei semplicemente tu. E questo, se da un lato è liberatorio, dall’altro può far emergere insicurezze e paure che erano rimaste in sottofondo per anni.
A tutto questo si aggiunge la forza dell’abitudine: per decenni si è vissuto secondo una routine precisa, e cambiarla dall’oggi al domani può creare un forte senso di disorientamento.
Ma è proprio capendo cosa ti blocca, diventa possibile fare spazio a nuove possibilità.
Uno dei metodi più efficaci per comprendere cosa ostacola il cambiamento è il modello REDUCE di Jonah Berger. Vediamo insieme come applicarlo a questa fase della vita.
R – Reactance (cioè Reattanza)
La reattanza è quella sensazione di fastidio che proviamo quando qualcuno (o noi stessi) ci impone cosa fare. “Dovrei iscrivermi a un corso”, “Dovrei andare in palestra”, “Dovrei viaggiare di più”.
Ma più ci diciamo “dovrei”, più ci allontaniamo dall’azione vera.
Cosa puoi fare? Invece di “imporre” a te stesso un cambiamento, inizia con piccole scelte: esplora, prova, osserva. Dai spazio alla curiosità. Scegli tu. Questo ti restituirà senso di controllo e motivazione.
E – Endowment (L’attaccamento allo status quo)
“Per anni ho lavorato, avevo una routine. Ora mi sento smarrito.” È naturale. Tendiamo ad affezionarci a ciò che conosciamo, anche se non è più funzionale alla nostra nuova realtà.
Cosa puoi fare? Chiediti: cosa sto perdendo rimanendo fermo? Forse il tempo per scoprire passioni mai coltivate, o l’occasione di godere di momenti con chi ami.
Sposta il focus da ciò che lasci (il lavoro) a ciò che puoi finalmente abbracciare.
D – Distance (come Distanza)
Spesso ci mettiamo pressioni irrealistiche: “Ora che ho tempo libero, devo reinventarmi totalmente!”. Ma è proprio questa idea a bloccarci.
Cosa puoi fare? Parti da un piccolo passo. Non serve iscriverti a tre associazioni, iniziare un blog e fare un viaggio zaino in spalla nello stesso mese.
Fai una cosa nuova alla settimana. O anche solo al mese. Quel piccolo passo può diventare una svolta.
U – Uncertainty (La paura di non sapere come andrà)
Cambiare fa paura, soprattutto quando non si conosce il “dopo”. Come sarà questa nuova vita? Mi piacerà?
Cosa puoi fare? Prova. Esplora con leggerezza. Iscriviti a un laboratorio, partecipa a un evento nel quartiere, fai volontariato per un giorno. Prendila come una prova, non una scelta definitiva.
La pensione è anche tempo di sperimentazione, senza obblighi.
CE – Corroborating Evidence (Lasciati ispirare da chi ci è già passato)
Hai amici, ex colleghi, vicini che sono già in pensione e sembrano sereni? Chiedi loro com’è andata. Come hanno superato le prime difficoltà? Cosa li ha aiutati a trovare un nuovo equilibrio?
Cosa puoi fare? Circondati di esempi reali. Ogni persona affronta la pensione in modo diverso, ma ascoltare chi ce l’ha fatta aiuta a sentirsi meno soli e più fiduciosi. Magari puoi iniziare proprio da un caffè con uno di loro.
La pensione è una transizione importante e l’inizio di un nuovo capitolo, che puoi scrivere a modo tuo. Non servono rivoluzioni, ma piccoli passi, da compiere uno dopo l’altro.
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