La definizione di “cattivo pagatore”, in ambito creditizio, sembra avvolta da un’aura di mistero e diffidenza. Cosa vuol dire esattamente cattivo pagatore? E perché questa formula assume una sfumatura negativa? Per rispondere partiamo dalla definizione di cattivo pagatore nel linguaggio comune, confrontandola con il suo reale inquadramento normativo.
Chi sono i cattivi pagatori?
Con il termine “cattivo pagatore” si identifica un creditore con un punteggio basso in almeno uno dei sistemi che gli istituti di credito (banche e non solo) impiegano per valutare l’affidabilità di un cliente. Tra i più noti troviamo:
- centrale rischi della Banca d’Italia, l’archivio consultabile anche online della Banca d’Italia, in cui compaiono i cittadini che devono restituire cifre pari o superiori a 30mila euro, o sopra i 250 euro, se il cliente ha avuto ritardi o insolvenze;
- CRIF, altro sistema parallelo e complementare a quello della Banca d’Italia, nel quale sono memorizzate le informazioni di migliaia di cittadini in merito a prestiti personali, mutui e altre forme di credito.
ll punteggio di un cattivo pagatore: dalle bollette ai crediti
Ci sono diversi elementi che concorrono ad aumentare o ridurre il punteggio individuale (il c.s. credit score). In percentuale, ciò che incide di più o di meno include per il:
- 35% la cronologia dei pagamenti (se andati a buon fine oppure no);
- 30% l’importo totale che un individuo deve restituire (mutui, saldi delle carte di credito, finanziamenti per le auto, sentenze giudiziarie o altre tipologie di debiti);
- 15% la durata della storia creditizia di una persona;
- 10% il mix di tipi di credito, per cui più sono disparati e trasversali più questo incide nell’abbassamento del punteggio;
- 10% il nuovo credito, riferito ai prestiti che le persone hanno recentemente assunto o richiesto.
La Cessione del Quinto: il prestito giusto per cattivi pagatori
Al netto dei tanti dettagli tecnici che possiamo fornire, l’obiettivo di questi calcoli è quello di rispondere a un’unica domanda: il soggetto interessato al prestito è affidabile?
E qui cade un altro mito: perché la risposta dipende anche dal tipo di prestito. Un cattivo pagatore, ad esempio, potrebbe effettivamente risultare ad alto rischio per un prestito personale finalizzato a nuove spese, senza alcuna forma di garanzia e con un lavoro precario.
Ma se lo stesso prestito viene richiesto con una formula sicura come la Cessione del quinto? Ecco che allora anche un cattivo pagatore può avere accesso al credito sperato, in virtù di alcune caratteristiche note e valide per questo tipo di prestito. Ovvero:
- è un prestito non finalizzato, per cui la persona che richiede il finanziamento non è tenuta a giustificare l’utilizzo;
- i tassi di interesse in Convenzione NoiPA/INPS sono concordati direttamente e centralmente con le amministrazioni di appartenenza e tendono ad essere più bassi rispetto ad un prestito personale;
- la restituzione è semplice, perché spetta al datore di lavoro o all’ente pensionistico versare la rata trattenendo l’importo dalla busta paga o dal cedolino della pensione;
- permette di ottenere importi maggiori e durate più lunghe;
- è sostenibile, perché la rata non può mai superare il quinto dello stipendio o della pensione;
- è coperta da assicurazione contro ogni evento;
- è particolarmente adatta al consolidamento debiti;
- permette di riscrivere la propria storia finanziaria grazie all’impossibilità di saltare e ritardare i pagamenti.
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