1. Home
  2. Blog
  3. Pensioni
  4. In pensione a 70 anni? Cosa dice l’OCSE

In pensione a 70 anni? Cosa dice l’OCSE

Negli ultimi anni l’aumento dell’età pensionabile è diventato un tema inevitabile: non perché “piaccia” a qualcuno, ma perché longevità, crollo delle nascite e invecchiamento stanno cambiando i conti (e l’equilibrio sociale) dei Paesi avanzati. Ecco cosa sapere.

Lo scenario OCSE: pensione anche oltre i 70 anni?

Tra i passaggi che fanno più rumore c’è l’ipotesi che, in diversi Paesi (Italia compresa), l’età di pensionamento possa arrivare a 70 anni o oltre nel tempo, soprattutto per chi è oggi giovane e si affaccia ora al mondo del lavoro.

Non si tratta di una previsione “domani mattina”, ma di un trend legato ad un meccanismo semplice: più anni di vita media + meno lavoratori attivi = più pressione sul primo pilastro pubblico.

Il vero motore: la demografia (e il rapporto tra chi lavora e chi è in pensione)

Il cuore del problema non è solo economico: è demografico.

Nelle proiezioni OCSE, entro il 2050 nei Paesi OCSE ci potrebbero essere circa 52 persone over 65 ogni 100 persone in età lavorativa (20-64), in aumento rispetto ai livelli attuali.

Quando questo rapporto cresce, il sistema “a ripartizione” (dove chi lavora finanzia chi è in pensione) diventa più difficile da sostenere senza correttivi: o si lavora più a lungo, o si versa di più, o si riceve di meno, o (spesso) un mix di queste cose.

PRESTITI INPS
PER PENSIONATI E DIPENDENTI PUBBLICI
RICHIEDI PREVENTIVO GRATIS!
Quanti anni hai?

Pensioni più leggere per i giovani: il nodo del tasso di sostituzione

L’OCSE usa un indicatore che vale più di mille slogan: il tasso di sostituzione, cioè quanto la pensione riesce a “sostituire” lo stipendio.

In media nei Paesi OCSE, per un lavoratore tipo a fine carriera, la pensione netta dai sistemi obbligatori è intorno al 63,2% del salario netto; considerando anche gli schemi volontari, la media sale.

Il punto, quindi, non è solo “quando” andrai in pensione, ma “con quanto”: carriere discontinue, salari non sempre crescenti e periodi non coperti da contribuzione possono abbassare ulteriormente quel risultato.

La questione di genere: perché molte donne rischiano di pagare un conto più alto

Un altro dato chiave del report riguarda il gender pension gap: nei Paesi OCSE (dove il dato è disponibile), le pensioni delle donne sono in media il 23% più basse rispetto a quelle degli uomini.

Le cause sono note e spesso si sommano:

  • retribuzioni mediamente inferiori
  • più part-time involontario
  • più pause di carriera legate alla cura
  • meno anzianità contributiva.

Il risultato è che, a parità di “fatica”, l’assegno finale può essere molto diverso.

E in Europa? Nessun Paese “è immune”

Guardare fuori dai confini aiuta a capire che non è un tema solo italiano: in molti Paesi si ragiona su innalzamenti graduali dell’età pensionabile e, parallelamente, su come rafforzare la componente integrativa per non scaricare tutta la pressione sul sistema pubblico. 

Cosa può fare una persona oggi (senza panico, ma con lucidità)

La buona notizia è che una parte della risposta non è “aspettare la prossima riforma”, ma iniziare a gestire il proprio futuro previdenziale con tre mosse molto concrete:

In sintesi

Il messaggio dell’OCSE è chiaro: vivremo più a lungo, ma il sistema dovrà reggere. E quando demografia e mercato del lavoro cambiano, cambiano anche le regole del gioco: età più alta e assegni più sotto pressione diventano scenari plausibili, soprattutto per le nuove generazioni.

Seguici su:

  • Blog – analisi, guide pratiche, approfondimenti sempre aggiornati
  • YouTube – video chiari e diretti per capire cosa cambia davvero
  • TikTok – pillole veloci per orientarti tra numeri, leggi e decisioni in materia previdenziale