L’ennesima doccia fredda per le previsioni di crescita del nostro Paese è arrivata dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nel suo recente report sullo stato dell’economia mondiale. In un quadro che vede frenare lo sviluppo mondiale, l’Italia a sua volta continua a crescere poco. Continua la lettura per saperne di più.
I dati OCSE
A parziale consolazione del governo italiano ci sono le stime del 2017, con una crescita che dovrebbe attestarsi all’1,4%. La sforbiciata operata dall’OCSE giunge in un contesto di difficoltà generalizzata, con l’economia mondiale ancora incapace di risollevarsi in maniera vigorosa:
- la previsione sul PIL globale si ferma infatti ad un +3% che segna un regresso di tre decimali rispetto al precedente outlook
- basti pensare che sotto quella soglia si entrerebbe praticamente in recessione.
Il dato relativo all’Italia non stupisce affatto gli analisti, soprattutto alla luce delle ultime rilevazioni dell’ISTAT. Nel secondo trimestre dell’anno i dati vedono praticamente fermo il nostro Paese.
Le difficoltà dell’Italia
Se è stata rivista leggermente al rialzo la crescita su base annua, dallo 0,7 allo 0,8%, il dato in questione, come di consueto destagionalizzato e rivisto sulla base degli effetti di calendario, conferma lo stato di difficoltà dell’Italia:
- una difficoltà che è in particolare derivante dalle prestazioni del comparto industriale, che ha fatto segnare una caduta dello 0,6%
- ma cui ha fatto fronte una crescita congiunturale del valore aggiunto del settore agricolo (+0,5%) e di quello dei servizi (+0,2%).
Il dato fornito dall’ISTAT e le previsioni dell’OCSE hanno dunque smentito l’ottimismo mostrato in precedenza. I dati erano evidentemente sovrastimati e ora anche l’esecutivo si trova a fare i conti con la crescita stentata e la sua ricaduta sui conti pubblici.
Il primo effetto di questa amara realtà già si è visto:
- il governo costretto a rimandare l’agognato taglio delle tasse che pure era stato promesso;
- mancando una cifra tra gli 8 e i 20 miliardi sarà necessario riportare i conti pubblici sotto controllo, con tagli a settori vitali come la Sanità.