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Assegno unico: 250 euro per ogni figlio a partire al 1 luglio

L’assegno unico e universale per i figli under 21 dal valore massimo di 250 euro è pronto al debutto, previsto dal 1 luglio di quest’anno. Il disegno di legge, che ha ottenuto il via libera definitivo del Senato, vuole riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’introduzione di un sussidio unico e universale. Vediamo insieme come funziona e chi può ottenerlo!

Come funziona e a chi spetta?

Pensato con l’obiettivo di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l’occupazione (in particolare femminile), il nuovo strumento di sostegno alle famiglie assorbirà e sostituirà molti degli interventi ad oggi esistenti e sarà rivolto ad una più ampia platea di beneficiari.

L’assegno unico sarà calcolato in base all’ISEE e verrà erogato con cadenza mensile a partire dal prossimo 1° luglio per ciascun figlio da 0 fino ai 21 anni di età. E’ destinato a tutte le famiglie, compresi i lavoratori autonomi finora esclusi.

In particolare, potranno riceve l’assegno unico i nuclei familiari composti da:

  • lavoratori subordinati;
  • lavoratori autonomi;
  • percettori di misure di sostegno al reddito.

Inoltre, verrà ripartito in pari misura tra i genitori o assegnato a chi esercita la responsabilità genitoriale.

Chi può chiederlo?

Tra i requisiti rientrano sicuramente quelli di cittadinanza, residenza e soggiorno. Chi richiede l’assegno dovrà:

  • essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea, o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente;
  • essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Ue in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale;
  • essere soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia;
  • essere residente e domiciliato in Italia con i figli a carico per la durata del beneficio;
  • essere stato o essere residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi;
  • essere titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno biennale.

Se hai trovato interessante questo articolo continua a seguire i nostri aggiornamenti in materia di sostegno alle famiglie e promozione dell’occupazione!

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