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Calcolo della Pensione: tutto quello che c’è da sapere

A partire dal 2016 entreranno in vigore i coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione. Quali cambiamenti ci saranno? A quanto pare molto pochi, eccezione fatta per alcune categorie di pensionati. Vediamo cosa realmente cambierà!

Nei mesi scorsi sono stati ridefiniti i divisori e i coefficienti di trasformazione che dal prossimo 1° gennaio 2016 serviranno per il calcolo della pensione con il sistema contributivo. Con tale sistema si effettua:

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  • una moltiplicazione tra il montante contributivo del lavoratore
  • il suo coefficiente relativo all’età al momento della data di pensionamento.

Con questi nuovi coefficienti ci sarà una decurtazione del trattamento pensionistico che al decrescere dell’età di pensionamento passa da un minimo dell’1,35% a un massimo del 2,50% rispetto all’anno 2015.

Il calcolo della pensione viene effettuato su un montante di contributi che annualmente si forma con:

  • l’accantonamento del 33% dello stipendio imponibile per i dipendenti
  • tra il 27 e il 27,72% per i lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS
  • il 20% per i lavoratori autonomi.

In merito non sono previsti cambiamenti sostanziali per il prossimo anno, questo per via dell’inflazione a zero che ha fermato gli incrementi degli assegni pensionistici.

Categorie speciali

Questa situazione è valida per tutti tranne che per una specifica categoria di pensionati. Di chi stiamo parlando? Di coloro che percepiscono un trattamento tre volte superiore al minimo INPS.

Le pensioni comprese tra le tre e le sei volte rispetto al minimo INPS saranno interessate da aumenti compresi:

  • tra i 7/8 € mensili per gli assegni più cospicui
  • 17,40 € per i trattamenti che nel 2011 ammontavano a 1.500 €.

La crescita dei prezzi è attualmente sotto zero e tale circostanza ha effetto anche sugli assegni previdenziali.

Come già ricordato, non bisogna in generale aspettarsi aumenti: questo scenario è legato a una situazione che non si verificava dal lontano 1959, anno in cui l’indice dei prezzi al consumo ha subito una variazione contraddistinta dal segno meno.

Con il primo mese dell’anno potrebbero comunque arrivare delle novità non indifferenti nel portafoglio dei titolari di un assegno pensionistico.

La rata di gennaio sarà più bassa

Per la rata di gennaio non si potrà parlare di aumenti, bensì di un assegno più basso. Per quale motivo? Per via della presenza della rivalutazione definitiva del 2015, sommata a quella provvisoria del 2016 che, come già specificato, risulta nulla.

Tale situazione va a modificare quanto stabilito all’inizio dell’anno, quando è stato riconosciuto per gli assegni pensionistici meno consistenti un adeguamento al costo della vita pari allo 0,3%.

L’inflazione ha reso però necessario abbassare questa percentuale allo 0,2%, decurtando la quota eccedente dagli assegni pensionistici di gennaio e febbraio. Come già specificato sono esclusi da questo provvedimento i titolari di una pensione compresa tra le tre e le sei volte il minimo INPS.

Questi trattamenti, in seguito alla Riforma Fornero, sono stati interessati da un blocco della rivalutazione, decisione giudicata incostituzionale dalla Consulta la scorsa primavera.

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