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Novità pensioni 2018: tutti i cambiamenti

Il tema pensioni è uno degli argomenti più dibattuti in questi ultimi anni. Le varie riforme hanno apportato delle modifiche sostanziali in merito ai requisiti minimi per il pensionamento e annualmente sono state inserite nuove formule per agevolare l’uscita dal lavoro di alcune categorie specifiche.
Le novità sono state tante e la programmazione pluriennale ha reso più complesso avere uno schema preciso di quello che succederà di anno in anno. Vediamoci chiaro: quali sono i cambiamenti e le novità per le pensioni 2018 e chi ne potrà usufruire?

L’età per la pensione

Per questo 2018 l’età pensionabile resta fissata a 66 anni e sette mesi, ma è previsto a inizio 2019 uno slittamento in avanti pari a 5 mesi per cui si potrà andare in pensione una volta compiuti 67 anni.

La novità riguarda le donne che nel 2018 hanno completato il processo di equiparazione tra le età pensionabili iniziato nel 2010, per cui andranno in pensione esattamente con gli stessi criteri degli uomini, 66 anni e 7 mesi.

Resta ferma l’età pensionabile anche per gli addetti ai lavori notturni, usuranti o gravosi: questa fascia di lavoratori infatti continuerà ad andare in pensione al compimento dei 66 anni e sette mesi. La nota positiva è che questo requisito resterà invariato anche per il 2019.

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La novità 2018 relativa ai lavori gravosi riguarda l’inserimento di altre 4 categorie, in aggiunta alle 11 già presenti nel 2017: braccianti, marittimi, pesatori e siderurgici.
Rimangono invariate le 11 categorie di lavori gravosi preesistenti, vale a dire:

  • conciatori di pelli e pellicce;
  • personale addetto ai servizi di pulizia;
  • facchini e addetti allo spostamento merci;
  • conducenti di camion e mezzi pesanti;
  • conducenti di treni e personale viaggiante;
  • guidatori di gru o macchinari per la perforazione nelle costruzioni;
  • operai nell’industria estrattiva, nell’edilizia e nella manutenzione di edifici;
  • personale infermieristico e ostetriche che operano su turni;
  • insegnanti di asilo nido e scuola dell’infanzia;
  • operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuto;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti.

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L’APe (Anticipo Pensionistico) nel 2018

Una delle principali innovazioni nel settore delle pensioni riguarda l’APe, introdotta in via sperimentale a maggio 2017, che dovrebbe entrare in vigore in modo “ufficiale” nel 2018. Si tratta di un meccanismo pensionistico che permette, ai lavori dipendenti che hanno compiuto 63 anni e versato almeno venti anni di contributi, di richiedere l’anticipo del pensionamento.

Quando si parla di APe bisogna ricordare che esistono due differenti tipologie di Anticipo Pensionistico: l’APe volontario e l’APe sociale.

L’APe volontario rappresenta un vero e proprio prestito erogato dalle banche o assicurazioni che aderiranno alle convenzione, che potrà essere restituito al raggiungimento dell’età pensionistica, con prelievi mensili sulla pensione per un totale di 20 anni.
Il termine per la richiesta inizialmente fissato entro il 31 dicembre 2018 è stato poi esteso fino a fine 2019. I requisiti necessari per poterne fare richiesta sono:

  • aver compiuto 63 anni;
  • aver versato almeno 20 anni di contributi;
  • e avere un residuo massimo di 3 anni e 7 mesi per maturare il diritto alla pensione di vecchiaia.

L’APe sociale, invece, rappresenta un sussidio che viene erogato dallo Stato ed è riservato esclusivamente ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati quali ad esempio disoccupati, invalidi, soggetti che assistono parenti disabili e addetti a mansioni gravose. Può richiederlo chi ha raggiunto i 63 anni di età, ha versato contributi per 30 anni – 36 per i lavoratori impiegati nelle attività gravose – e ha la residenza in Italia.

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Adeguamento delle pensioni

Infine, per coloro che sono già in pensione va sottolineato il ritorno dell’indicizzazione delle pensioni per adeguarle automaticamente al costo della vita.

Infatti, a partire da gennaio 2018 gli importi delle pensioni vengono valutati tenendo conto dell’inflazione dell’anno precedente, con aumenti medi annui pari a circa 250 euro.

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